In soccorso dei predatori del mare scende in campo l’UE con il progetto Sharklife
Lo squalo viene sempre identificato come l’assassino perfetto, l’animale pericoloso da cui è meglio stare alla larga. Ora è lui ad essere in pericolo! La pesca sportiva e la sua lentezza nel riprodursi stanno mettendo a rischio la sua esistenza nel Mediterraneo.
Uno studio fatto dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ha affermato che nel Mediterraneo esistono circa ottanta specie di pesci cartilaginei, e 43 tipi diversi di squali solo in Italia. Proprio nella nostra nazione però essi sono maggiormente a rischio, un primato di cui è meglio non vantarsi.
I motivi di questa diminuzione di esemplari, sono principalmente due: pesca sportiva e ciclo di vita lento. Lo squalo infatti cresce lentamente, raggiunge tardivamente la maturità sessuale, non ha un alto livello di fecondità, ha una prole ridotta ed un lungo periodo di gestazione. Non bastasse questo, il pesce è una delle prede più ambite dagli amanti della pesca sportiva, molto praticata lungo le coste del nostro paese.
In soccorso dell’animale scende l’UE, che sta finanziando il progetto Sharklife, nel quadro del programma Life+ . In questo piano sono previste azioni concrete di conservazione, sviluppando ad esempio un sistema per diminuire la mortalità degli squali catturati accidentalmente nelle reti da pesca, oppure attuando una politica di “tag and release” per i tornei di pesca sportiva. Sono inoltre previsti seminari e workshop mirati ad aumentare la sensibilità e la consapevolezza delle persone riguardo l’importanza che hanno gli squali nel nostro ecosistema.